Ieri mattina, puntuale come un orologio giapponese di quelli con la batteria nuova, un baldo giovanotto di IKEA mi ha consegnato a casa i pesantissimi imballi che ero riuscito a malapena a caricare sul carrello domenica scorsa, tra un ernia e uno stiramento. Sulle orme dei campioni di Tetris degli anni ottanta è riuscito ad incastrare una decina di pacchi per un totale di qualche centinaio di chili su un carrello poco più grande di quello della spesa. Un peccato che non ci fosse Scorsese ad immortalare. Miracoli del packaging, dicono che è questo a determinare il successo di IKEA, io dico che sono i colori sociali. Un miracolo ancora più sorprendente è invece vedere come tutti i clienti, una volta tornati a casa, riescono alla fine in un modo o nell’altro a montare i mobili che si sono conquistati mettendo a repentaglio muscoli e schiena. Le istruzioni non sono certo particolarmente amichevoli. Pur di mettere a margine qualche dollaro in più lo spartanissimo ma prezioso fascicolo viene ridotto all’osso e privato anche dei consueti convenevoli di rito che invece non mancano all’acquisto dello stereo e dello schermo al plasma. “Gentile cliente, complimenti per l’ottima scelta, lei ha in questo momento tra le mani il manuale di istruzioni di uno dei più avanzati pezzi di tecnologia mai concepiti dall’uomo”. Falso, lo sappiamo, ma fa piacere come quando ci dicono che i pantaloni nuovi di Decathlon ci stanno proprio bene. E’ come quando il brigadiere viene chiamato maresciallo purchè chiuda un occhio sull’eccesso di velocità. Ma, tornando ai mobili, capisco la riduzione all’osso del materiale a corredo, ma non mi spiego perchè nelle illustrazioni le sagome che rappresentano i clienti hanno per di più una faccia sconsolata. Non è certo incoraggiante cominciare constatando che anche IKEA è perfettamente conscia che le prossime ore saranno le più pesanti delle ultime settimane. A questo punto tanto vale, al posto dei convenevoli, impaginare in rosso un commento laconico. “Ve l’avevamo detto di non fare i taccagni e di acquistare il servizio di montaggio a domicilio, adesso vi arrangiate. Cordiali saluti”. Per stasera comunque ho ancora tirato il fiato. Vanto la scusa di non essere in possesso degli attrezzi necessari, ma domani, una volta acquistati cacciavite a stella, cacciavite piatto, chiave inglese e martello, non ci sarà più via di fuga per evitare il montaggio. L’unica consolazione è che in soggiorno attende, tronfio del suo prezzo spropositato, il materasso top della gamma dell’IKEA locale che non poteva che avere un nome: Sultan.
Ed ora i mobili
27 giovedì Set 2007
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clarabella ha detto:
d’ora in poi potrai dormire tutte le notti… sul Sultan-o.
un’immagine proprio carina : D
EGO ha detto:
Splendido post, ho riso di gusto…
I colori sociali di IKEA comunque sono piu’ o meno quelli empsol, e piu’ o meno quelli misericordia milano!!
Mi piacerebbe vedere (prima di vederli dal vivo) quali mobili hai comprato.. ci posti i codici?? Certo che il “Sultan” è irresistibile… ci voglio dormire ioooo quando vengoooo!! (tanto arrivo prima del sultano e lo frego sul tempo…)
ale ha detto:
Oddio, hai taccagnato sul montaggio, e non hai in casa neanche un cacciavite?!?
Posso sghignazzare alle tue spalle?
Manu ha detto:
Come ti capisco! Quando ho montato il mio letto Ikea (Lidia è testimone oltre che compagna di fatica), tra le istruzioni c’era anche un disegnino minatorio di un dito con la goccia di sangue, a significare che l’oggetto era tagliente. “Terrorismo psicologico”, ho pensato. Quindici minuti dopo avevo un cerotto sul dito. Il medio, ovviamente…