Verso fine mese torno in Europa. In Inghilterra per la precisione. Solo qualche giorno per motivi di lavoro, un corso di formazione nella sede principale della mia azienda. Così diversa da quella italiana, ma anche da quella canadese. Oggi è stata una follia prenotare i voli. Sembra che non si possa avere un volo diretto da Vancouver a Londra per una cifra accettabile nelle date che mi interessano, sono quindi costretto a passare, per la prima volta nella mia vita, dagli Stati Uniti, sperando che il mio passaporto rispetti le assurde regole che si sono inventati per tenere fuori più gente possibile dal loro giardino. All’andata scalo a Chicago per qualche ora, al ritorno passo per San Francisco, prima di raggiungere l’ambulanziere in arrivo da Amsterdam all’aeroporto di Vancouver. Decisamente la mia prima visita nel paese degli ambasciatori della democrazia e difensori delle libertà sarà breve e limitata ai duty free degli stivali da texano e delle magliette nazionaliste con lo zio Sam. Nonostante questo i colleghi canadesi non hanno perso l’occasione per mettermi in guardia dagli scomodi vicini a stelle e strisce. Quando è risultato evidente che le uniche opzioni percorribili erano quelle con scalo in terra statunitense mi hanno guardato come un povero sciagurato in fila per il patibolo. La frase più gentile che ho sentito pronunciare è stat “You don’t want to go through the US, they’re weird”. Nessuno meglio dei vicini di casa sa se nascondi degli scheletri nell’armadio; hanno patito le urla del malcapitato, annusato la puzza del cadavere e sentito riporre le ossa nell’armadio. Non lo dimenticheranno facilmente. Allo stesso modo i canadesi ben conoscono la nazione confinante e sono i primi a criticarne le numerose debolezze, con il vantaggio di essere in grado di comprenderle perfettamente condividendo la medesima cultura e la maggior parte della storia recente. Continuo a rimandare la mia prima visita nella terra di Bush, ma ormai temo manchi molto poco. I due scali di questo mese saranno precursori di più lunghi soggiorni che già mi sono stati prospettati per i mesi a venire. Sono curioso come il bambino che va a mettere il dito nel nido delle vespe per vedere se è vero quel che dicono e che davvero posso pungere. Allora non mi perderò nemmeno un solo brusio e farò in modo di analizzare tutte le punture che rimedierò, almeno la visita al nido sarà valsa un po’ di esperienza per la volta successiva.
Attraverso gli USA
04 giovedì Ott 2007
in
ale ha detto:
Dopo un massacrante viaggio in bicicletta in Norvegia, arrivati al Capo Nord, dovevamo tornare a casa, e così ci siamo presentati frusciando nei nostri impermeabili bagnati allo sportello della locale compagnia di svolazzi nazionali su aereoplanini, e ho detto al tizio “we want to fly away”.
Il tizio ci ha risposto “so do I”.
Puoi dirlo anche tu ai poliziotti americani, prima di andartene, se ti chiedono dove vai!
giovanni ha detto:
…visto il mio recente e fulgido arrivo a Houston, Texas, posso dirti di portarti preferibilmente solo bagaglio a mano, perche se lo spedisci, anche se fai soltanto scalo, ti tocca riprendere il bagaglio sul nastro trasportatore e rifare tutto il check-in…assurdo!
aspettati lunghe code al controllo passaporti…e tienilo a portata perche guarderanno la tua bella espressione che hai sulla foto per 10-15 volte!
riguardo il passaporto, beccati sto link:
http://italy.usembassy.gov/visa/default-it.asp