Sono rimasto molto impressionato dalla posizione ufficiale presa da Sergey Brin e di conseguenza da Google per intero sul matrimonio gay. Solitamente le imprese non assumono precise connotazioni politiche e mantengono una certa neutralità nei confronti delle questioni sociali, probabilmente perchè non è parte degli scopi di una azienda di definire la propria identità in questo settore. Un ambiente di lavoro dai colori politici definiti può essere anche una grossa limitazione per gli impiegati e per le nuove assunzioni e sul lungo termine giocare un ruolo negativo nella crescita e nello sviluppo del giro di affari. Nella maggior parte dei noti casi di influenza politica di grosse imprese, si è trattato semplicemente di metodi più o meno ortodossi di facilitarne la riuscita sul mercato od oliare gli ingranaggi del sistema con il medesimo scopo.
E’ per questo che il trafiletto di Sergey Brin sul blog ufficiale di Google suona come una pietra miliare ed un notevole precedente. Per la prima volta una (grossa) azienda esercita tutto il suo potere ed il suo peso per difendere i diritti e la felicità dei propri lavoratori. Mai avrei pensato di vedere importanti parole come queste scaturire dalla tastiera di un CEO di un colosso della tecnologia: “While we respect the strongly-held beliefs that people have on both sides of this argument, we see this fundamentally as an issue of equality. We hope that California voters will vote no on Proposition 8 — we should not eliminate anyone’s fundamental rights, whatever their sexuality, to marry the person they love.”
lely ha detto:
Le aziende stanno diventando sempre di più “attori civili”. Tutte quelle storie sulla corporate social responsibility, il biliardino e i ristoranti etnici… vita privata e pubblica, interessi professionali e svago sono sempre più allacciati. Da un certo punto di vista è un bene. Il dibattito si apre, soggetti forti possono intervenire con idee trasversali rispetto alle ideologie tradizionali e contribuire con nuova linfa intellettuale ed economica. Passando ad un livello individuale, i lavoratori possono vivere meglio il loro tempo. L’ozio creativo di De Masi è un aspetto: più il lavoro è di stampo intellettuale e più, per farlo meglio e con soddisfazione, deve essere mescolato ai piaceri della vita quotidiana di ognuno. Certo c’è anche la tesi della cospirazione, secondo cui tutto questo non è che uno sfruttamento ancora più subdolo e pericoloso del lavoratore e, a livello politico-economico, uno scivolone pericoloso verso un nuovo fascismo del denaro e del potere.