E’ con grande piacere che ogni tanto mi concedo di ascoltare la voce di Barack Obama durante uno dei numerosi discorsi che sono pubblicati dallo staff della Casa Bianca su Youtube. Il primo motivo di piacere è che finalmente, dopo anni nella cosiddetta era della multimedialità, anche alcuni organi politici cominciano a sfruttare gli strumenti della tecnologia per offrire al pubblico un contatto diretto con i propri rappresentanti. La Casa Bianca di Obama è uno dei primi grandi enti ad adottare il web con la stessa naturalezza con cui le nuove generazioni ne fanno uso quotidiano. Certo tutto questo non poteva accadere prima del gennaio scorso. E’ necessario un presidente in grado di apprezzare la presenza e il potere della tecnologia per potersi avvantaggiare dei suoi efficaci mezzi.
In secondo luogo è incoraggiante e riapre uno spiraglio di speranza ascoltare il leader di una nazione che parla di pace, tolleranza e collaborazione tra popoli, che sottolinea gli aspetti comuni delle culture e delle religioni, che tende sinceramente una mano verso il dialogo con impegno e buona volontà. Il messaggio è forte e sembra davvero arrivare anche alle destinazioni che meno ci aspetterebbe essere favorevolmente recettive alle parole di un americano, ma forse in questo caso gioca un importante ruolo il fatto che il portavoce non sia il consueto WASP, White Anglo-Saxon Protestant, ma il primo presidente afroamericano della storia, di origini keniote e decisamente al di fuori delle lobby di potere che tanto hanno influenzato la politica negli ultimi anni.
Infine mi fa tirare un sospiro di sollievo ascoltare un presidente che parla inglese con proprietà di linguaggio, che sembra avere una buona conoscenza della storia degli ultimi due secoli e che si trova a proprio agio a discutere non solo l’attualità del proprio paese ma anche le vicende e le culture del resto del globo. Si potrebbe ingenuamente supporre che questo sia solo il punto di partenza per una carriera politica a qualsiasi livello in qualsiasi paese del mondo, ma ci sono troppi controesempi per lasciarsi ingannare e nello scenario odierno conviene non risparmiare il proprio entusiasmo quando anche solo le aspettative più basilari vengono soddisfatte.
lely ha detto:
E’ vero. Il caso Obama da’ speranza nel genere umano e ascoltarlo e’ un piacere. Il discorso all’Universita’ del Cairo ha confermato la sua cultura, la sua passione discreta e la sua capacita’ di comunicare senza spettacolarizzare la sua figura. (e su questo ultimo punto non credo sia necessario dire altro)
Certo, e’ pur sempre americano e non possiamo pretendere che salvi il mondo, tutto, con una prospettiva sovranazionale.
E qui arriva l’Europa; non parlo dell’Italia, che ormai e’ un caso disperato. Ma l’Europa che fa? Si affida al messianico Obama e manda estremisti senza capo ne’ coda a Strasburgo. Come commentava David Rieff qualche mese fa: “L’obamamania permette agli europei di delegare ancora una volta la responsabilità politica agli Stati Uniti”. http://www.internazionale.it/firme/articolo.php?id=21684
Ecco, se non troviamo presto un Obama (o dieci piccoli Obama) per la nostra Europa, se non ci viene voglia di iniziare a prenderci le nostre responsabilita’ politiche oltre che culturali ed economiche, non potremo fare altro che sperare che le cose vadano bene a Teheran… E certo, anche augurarci di non soffocare nel nostro snobismo europeo mentre mangiamo baguette e puliamo guano di piccione dai monumenti.
Simona ha detto:
Ho letto recentemente un interessante articolo di Larry Garner e Roberta Garner, professori in Scienze Politiche all’Università St. Paul di Chicago, che cita tra le varie cose: “Non esiste settore della vita americana – dall’istruzione, alla sanità, alla sicurezza sociale e alle politiche per l’ambiente, dalle politiche energetiche e dei trasporti alle politiche per la casa – che non si trovi in seria crisi. Un recente sondaggio indica che ben l’83% degli americani non crede che il paese si stia muovendo nella giusta direzione. Si tratta del valore percentuale più elevato degli ultimi 60 anni”
http://www.nuvole.it/index.php?option=com_content&view=article&id=311:obama-for-president-condizioni-e-effetti-di-una-vittoria-difficile&catid=70:numero-35&Itemid=61