Nonostante non sia nemmeno in vista della base dell’alta pila di libri che mi sono portato dall’Italia in occasione dell’ultima visita, ultimamente sono estremamente propenso a soddisfare il mio lato culturale, dunque, in virtù di questo fatto e in seguito una piacevole conversazione di attualità, ho ritenuto maturo il momento per riprendere in mano alcuni dei grandi temi del nostro tempo attraverso la lettura di una delle opere più apprezzate dell’emerito pensatore americano Noam Chomsky, “Manufacturing consent”.
Chapters è una delle più diffuse catene di librerie in Canada. Come da noi Feltrinelli o Mondadori, i punti vendita sono decisamente imponenti e si sviluppano in più livelli che offrono al pubblico non solo una nutrita collezione di pubblicazioni letterarie, ma anche gli ormai onnipresenti seppure moribondi CD musicali e i DVD più popolari del momento, oltre che ovviamente una discreta quantità di oggettistica superflua di ogni genere per approfittare prontamente l’impulsività della clientela. In ogni caso originariamente Chapters è una grande libreria, una di quelle in cui si trova tutto, o si dovrebbe.
Orbene qualche giorno fa dopo il lavoro, in possesso di un buono regalo generosamente donatomi per il compleanno, mi sono recato presso la libreria Chapters più vicina a casa, certo di potermi aggiudicare una copia del volume desiderato. Tutto il materiale è come di consueto organizzato per tema, ma ce ne sono così tanti che spesso non è immediato identificare il proprio interesse con una delle opzioni proposte. In ogni caso, dopo qualche giro su e giù per le scale mobili, finalmente sono giunto davanti ai tre piccoli scaffali che contengono la letteratura del genere a cui appartiene l’opera che stavo cercando. Ho cercato di capire in che ordine fossero i libri, se per autore come mi aspettavo, o per titolo o per caso per editore, ma non sono riuscito a trovare alcun parametro che ne spiegasse l’ assurdo ordine. Dopo mezzora trascorsa nella disperazione a cercare tra pubblicazioni di ogni genere, ho desistito. Tanto in fondo per questo genere di acquisti non c’è più bisogno dei negozi.
merina ha detto:
chiedere aiuto ad un commesso non è usanza canadese?!?
manola ha detto:
ciao! sono scivolata x caso qui da te…sono anche io a Van x studio, ma la pizzeria italica l’hai infine trovata?? ;)
raffaella ha detto:
è la long tail!
CiccioVigna ha detto:
Caro Mush .. ti chiamo cosi perchè non so il tuo nome.Sono arrivato sul tuo sito dal link di Simona, mia carissima amica di famiglia.Ti faccio i complimenti per il blog; bello pulito, accessibile, gradevole. Mi piace molto sia la grafica sia il tuo modo di scrivere.Bene anche io ( insieme alla mia famiglia, siamo in 5!!) spero di potermi unire a voi dall’altra parte dell’oceano, in Italia non si può più stare mi sembra una farsa che si ripete all’infinito.Auguri per il visto.