Alcuni giorni fa ero intento in una conversazione a proposito del fatto che, pur sulla base di esperienze puramente aneddotiche, c’era l’impressione che spesso le donne siano più soggette a stati d’animo depressivi o mostrino segni di apparentemente ineluttabile debolezza. Anche non avendo alcuna competenza specifica ricordo che erano state menzionate alcune ragioni che potrebbero essere alla base di questo fenomeno e parzialmente spiegarlo.
Molto ha a che fare con il recentemente mutamento del ruolo femminile nello scenario odierno ed il maggiore carico di responsabilità che esse sono costrette a sostenere rispetto alle controparti di qualche secolo fa. Di fatto spesso l’eguaglianza tra i sessi è stata interpretata esclusivamente in modo che entrambi siano posti nelle condizioni di svolgere le medesime funzioni pubbliche con pari possibilità di accesso, retribuzione ed avanzamento, almeno sulla carta. Ed un primo elemento di frustrazione deriva certamente dallo scontro con una società che non ha ancora raggiunto la piena consapevolezza dei principi di parità che ha contribuito ad enunciare e, senza averli interiorizzati, cerca di rispettare le nuove regole pur continuando a seguire le vecchie abitudini. Ma questo potrebbe essere un effetto derivante dal mutamento relativamente recente di costume e svanire progressivamente insieme alle vecchie generazioni incapaci di digerire il nuovo ordine.
Un altro importante aspetto rimasto in secondo piano e non svolto è la redistribuzione dei compiti tradizionalmente femminili sull’intera coppia, cosa che succede frequentemente per necessità, ma è ben lontana dall’entrare nella mentalità popolare. Attualmente la società si aspetta comunemente che la donna sia una professionista, moglie, madre, governante e chissà cos’altro, quando per l’uomo è sempre accettabile essere solo un professionista, perchè si dà per scontato che qualcun altro si occupi del resto. E se avere successo in un campo non è per nulla facile, avere successo in tutti contemporaneamente rasenta l’impossibile, da qui il senso di impotenza e fallimento che può essere prodromo alla tristezza e alla depressione.
Per un discorso più completo, autorevole e ricco di riferimenti, ecco il link all’articolo “Le donne sono molto più infelici degli uomini”, apparso sul Corriere qualche giorno dopo la suddetta conversazione.
EGO ha detto:
:)
lely ha detto:
C’è qualcosa, secondo me, che purtroppo va al di là della società e della cultura. Vedi il Discorso sulle donne di Natalia Ginzburg e la risposta Alba De Cespedes (1950) http://ow.ly/s5aQ
raffaella ha detto:
oh signore, al di là della società e della cultura cosa c’è, gli ormoni?
cmq una colf risolve tutti i problemi. guadagnare abbastanza per permettersela (avere accesso alle stesse posizioni degli uomini, in proporzini uguali, con lo stesso salario) è il vero problema
MANU ha detto:
Al di là della società e della cultura c’è un sentire diverso tra il maschile e il femminile, probabilmente frutto non solo di un retaggio culturale e sociale, ma anche di una differente natura e predisposizione. Vogliamo chiamarli ormoni?
Mi sembra riduttivo. Come riduttivo mi pare sia riportare tutto a questioni economiche come una colf o uno stipendio.
raffaella ha detto:
eh riduttivo riduttivo, intanto cominciamo a lottare per questo, visto che in italia manco si parla di questo problema.
raffaella ha detto:
se no continuiamo pure a parlare del fatto che abbiamo una natura piagnucolosa e predisposta alla depressione.
Cmq le premesse stesse dell’intero discorso
“le donne siano più soggette a stati d’animo depressivi o mostrino segni di apparentemente ineluttabile debolezza”
non mi sembrano fra le più solide, ma prendiamole pure per vere…
In Finlandia dove c’è parità fra i sessi (e mi sembra che al fattore economico SI POSSA ridurre gran parte della questione) la depressione e i suicidi sono meno diffusi fra le donne che fra gli uomini. sarà un caso.
MANU ha detto:
Ma in Finlandia le donne hanno anche smesso di avere il ciclo e l’hanno passato agli uomini?
raffaella ha detto:
il mio ciclo mestruale non interferisce con la mia felicità, devo dire… nè con le mie performance lavorative…per questo però posso solo parlare per me, potremmo aprire un forum su lines.it e parlare di dolori mestruali e scoppi di pianto immotivati.. ma cosa c’entra con la soddisfazione delle donne?
Quindi ancora a questo stiamo: gli ormoni ci rendono predisposte alla depressione, e SIAMO PIù INFELICI PERCHè SIAMO PIù SENSIBILI!
mish ha detto:
In effetti mi sento di condividere la frase qui sopra in stampatello, anche se espressa con evidente ironia. Siamo più infelici perchè più sensibili, perchè più attente a ciò che ci circonda, perchè più ricche interiormente e perchè pretendiamo di più dalla vita.
A dire la verità per lo stesso identico motivo siamo anche più felici dell’altro sesso…abbiamo speranza, siamo in grado di vedere il positivo al di là delle apparenze, crediamo nella parte migliore di ciascuno.
Non sono perciò d’accordo con il testo della Ginzburg citato da Lely. Quanto all’articolo a cui rimandavi tu, che si riferisce a questo preciso momento storico, temo che l’insoddisfazione delle donne non risida nel mutato ruolo casa/lavoro e varie discriminazioni annesse, ma piuttosto nell’impoverimento della vita di relazioni che si è prodotta negli ultimi 50 (forse) anni, nella mancanza di solidarietà e di Amicizia, nella conseguente solitudine, di cui, guarda caso le donne soffrono di più…perchè? perchè sono più sensibili, attente, ricche e ambiziose.
lely ha detto:
E’, appunto quello che dice la risposta della De Cespedes (lo scambio era lungo, e il senso vero si trovava proprio nella dialettica tra le due posizioni delle due donne), ti ri-cito qui per comodità: “Ma – al contrario di te- io credo che questi pozzi siano la nostra forza. Poiché ogni volta che cadiamo in un pozzo noi scendiamo alle più profonde radici del nostro essere umano, e nel riaffiorare portiamo in noi esperienze tali che ci permettono tutto quello che gli uomini- i quali non cadono mai nel pozzo- non comprenderanno mai.”. Essere più sensibili, ricche e ambiziose (non le senso maschile, meschino, che richiama il denaro e del successo, ma nel senso femminile di realizzazione e libertà) è la nostra sventura e la nostra fortuna insieme. Personalmente vedo più vantaggi che svantaggi in questo: è quello che permette alle donne di andare avanti nonostante i momenti di infelicità, le fatiche domestiche o le discriminazioni. Pian piano i riconoscimenti arrivano e il supporto pure, se ancora ne abbiamo bisogno